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LA CHIESA DI S. EULALIA

La chiesa di S.Eulalia rimase sotto la giurisdizione di Parma fino al secolo scorso (1822-1828), quando passò sotto la diocesi di Reggio Emilia. Vi è un documento che attesta il grande dispiacere con cui il Vescovo di Parma si accinge a cedere la nostra parrocchia al suo collega reggiano.
Il testo dello Scurani ("La parrocchia di S.Ilario e i suoi arcipreti", 1919), ricopiato poi da don Lumetti nel suo libro ("S.Ilario d'Enza: memorie storiche" 1936), ci dice che "dopo la restaurazione estense del 1814, il Duca Francesco IV, scimmiottando l'Austria, volle che i confini dello Stato fossero pur quelli della diocesi, comprese nel medesimo, ottenne dal Pontefice Pio VII un Breve in data dei giorno 11/12/1821 col quale venivano aggregate alla Diocesi di Reggio le parrocchie al di qua dell'Enza, soggette a Parma nello spirituale, ma appartenenti ai domini estensi.
Onesto Breve, reso esecutivo con decreto 6/4/1822 del delegato apostolico Mons. Cortese Vescovo di Modena, venne attuato alla morte del Card. Caselli, Vescovo di Parma, accaduta il 20/4/1828".
Della chiesa originaria (1220 circa) praticamente nulla è rimasto.
Le prime notizie riguardanti la Chiesa di S.Eulalia risalgono invece alla fine del XVII secolo. Durante la visita pastorale del Vescovo di Rimini G. Battista Castelli, avvenuta nel 178-79, si legge in un documento dell'epoca: "IMAGO SANCTAE EULALIAE SI IPRA PORTAI ECCLESIAE AD TRES MENSES PINGATUR" (traduzione: venga dipinta entro tre mesi l'immagine di S.Eulalia sopra la porta della Chiesa). Ma da quel che sappiamo mai vi fu tale immagine ne fu mai dipinta.
Le notizie prossime all'entrata in Parrocchia dell'Arciprete Macchiavelli (1694) si riferiscono al cattivo stato in cui la chiesa si trovava prima del suo ingresso (Registri dell'anno 1093).
Lo stemma del Macchiavelli, scolpito nelle sedie corali "porta tre piccoli monti con tre stelle"; in chiesa, nella stanzetta adiacente il coro, si legge un'epigrafe a lui dedicata il giorno della sua morte (25/1/1750).
Coro (secolo XVIII)Egli costruì il coro (1738), l'artistico leggio, la facciata, la cappella interna, e la sacristia, con i quattro bellissimi armadi, con tutta probabilità coetanei del coro.
Lo stesso arciprete Macchiavelli affermava che dovette provvedere alla porta grande "onde chiudere la chiesa nella quale entravano li cani" e successivamente "così la chiesa non pareva più una stalla".
Molti lavori furono eseguiti senza un disegno preciso e dovettero essere rifatti: per esempio la Cappella di S. Macario, dove pochi anni fa era l'altare della Beata Vergine di Lourdes, fu restaurata nel 1722: "non si poteva celebrare perché vi era un nascondiglio di bisce". Quando era parroco l'arciprete Macchiavelli, avvenne la "prima sacra visita pastorale del Vescovo di Parma Mons. Camillo Marazzani".
L'istruzione preparatoria è datata 7/5/1712. In essa leggiamo: "Ogni parroco (...) darà il nome, cognome e età delle ostetrici (...) e riferirà se siano donne di buona fama c costume, e che siano bene istruite, per amministrare in caso di bisogno il Battesimo ai bambini. Riferirà se nella sua parrocchia vi siano scomunicati, sospesi, interdetti, o sospetti di eresia, bestemmiatori, usurai, adulteri, concubinari, non comunicati la Pasqua, o altri pubblici peccatori. Se vi siano coniugati che non abitino insieme (...).

Continuò l'opera l'arciprete Bresciani (defunto nel 1773) che portò la chiesa all'aspetto in cui si trovava ai tempi del canonico don Amedeo Lumetti.
L'Arciprete Angelo Monguidi favorì l'esecuzione di varie opere, eseguite per suo conto dai falegnami Antonio e Giuseppe Piagnoli di S.Ilario: la bellissima ancona che circonda il quadro e la nicchia di S.Eulalia e il Baldacchino sopra l'altare maggiore.
Altare maggioreNel 1847 fu fatto tutto il selciato in pietra tagliata attorno alla Chiesa; nell'anno 1879 per iniziativa dell'arciprete Ferrari (defunto nel 1891) fu rifatta la facciata della chiesa.
Dal 1891 fu Arciprete don F. Freschi; sotto la sua direzione si ebbe la fondazione dell'Asilo infantile (1894) grazie al concorso del Generale Giovanni Fiastri; tra il 1913 e il 1915 si arrivò finalmente, dopo lunghe e sfiancanti discussioni, ad erigere la nuova a torre campanaria, per opera dell'architetto M. Cusani di Parma.
Al Freschi si deve inoltre il risanamento e la predisposizione del selciato al Presbiterio, al coro, allo spazio davanti agli altari laterali e la balaustra.

Un'epigrafe, posta vicino a quella dedicata al Macchiavelli, lo ricorda in chiesa.
Dopo la sua morte fu nominato Economo il Rev. Ilariucci (già economo spirituale di Taneto) che si accinse ad un intero restauro della chiesa, e in particolare del Fonte Battesimale, opere per le quali fu cancellata la vecchia iscrizione posta sulla parete esterna della chiesa e sostituita con l'attuale (di fronte alla canonica).
Nel 1919, in occasione dell'arrivo del nuovo Arciprete, don Amedeo Lumetti, il Comune e i parrocchiani fecero pulire internamente ed esternamente tutta la Chiesa; si allestii il selciato in mattonelle o marmette di tutto l'interno c vennero decorate tutte le Cappelle delle navate laterali.
Don Lumetti si occupò di rifare tutti i banchi (1920), riparare l'organo (1922), rifare l'altare, con uno nuovo in marmo bianco (che si usava prima dell'ultimo restauro) opera di Luigi Tomasi da Pietrasanta, costato all'epoca (1927) circa 32.000 lire.
Interno - Navata CentraleSi impegnò inoltre in numerose opere utili alla pastorale, fra cui ricordiamo la Casa della Dottrina Cristiana, l'erezione del monumento all'Immacolata di Lourdes (1954) in occasione del centenario della proclamazione del dogma (Immacolata Concezione). Si trova al centro del sagrato della chiesa. Il basamento è opera della nota scultrice Carmela Adani di Correggio, mentre la statua è opera dello scultore Ferdinando Palla di Pietrasanta.
Suo successore fu Mons. Pietro Margini che si accinse ad un'illuminata opera di azione e di formazione fondando tra l'altro l'Oratorio con annessa palestra (1973-74) dedicato a S. Giovanni Bosco. Si accinse ad un restauro completo della chiesa parrocchiale, di cui vide realizzati la facciata ed il tetto; si spense l'8/1/1990 mentre proseguivano i lavori all'interno.
Si è giunti così a questi ultimi anni in cui l'azione paziente e lungimirante del parroco Mons. Franco Ruffini ha permesso di portare a termine il restauro interno della chiesa, dei dipinti, della canonica, del campanile, di alcuni edifici prospicienti il sagrato di proprietà parrocchiale, e dell'oratorio di San Rocco. Attualmente la Chiesa di S.Eulalia è ritornata al suo aspetto originario, recuperando, fra l'altro, l'altare in legno dorato costruito verso la fine del XVII secolo e la passata luminosità dei pregevoli dipinti.

Fonte Battesimale _______Organo (secolo XVIII)

 

I QUADRI DELLA CHIESA PARROCCHIALE DI S.LARIO D'ENZA

BATTESIMO DI CRISTO (sec. XVIII) olio su tela "Quadro sovrastante al Battistero" (Freschi 1909)

"Di tardo imitatore del Correggio del secolo XVII°. Al centro il Battista versa l'acqua sulla testa del Redentore, ai lati due angeli portano le vesti a due spettatori" (Archivio Parrocchiale, 1941)

San Macario Eremita CompatronoSAN MACARIO (sec. XVIIII) olio su tela di Antonio Bresciani (1720-1817)
"...comprotettore della parrocchia collocato nella propria cappella
....S.Macario, Abate Alessandrino, la cui funzione si celebra il 2 gennaio
....a parere del Prof. Borghesi di Panna è stato fatto dal Sig. Cav. Filippo Boselli Piacentino..."(ibidem)

".. dipinto... di ignoto emiliano del sec. XVII. II santo con saio fratesco medita davanti alla croce ed al torchio, mentre ai suoi piedi è un libro sfogliato e gli umili elementi della sua colazione; nel ciclo appaiono tre rosei cherubini.

La resa tattile delle cipolle ha fatto pensare al Boselli, ma è certo opera posteriore a questo artista c avvicinabile per la sua resa spontanea e per la succosità del pennello ai dipinti di Fra Stefano da Carpi. In bella cornice coeva." (documentazione Archivio Parrocchiale 1937).

 

 

 

S. ANTONIO VISITA S.PAOLO EREMITA - olio su tela (sec. XVIII)
"La terza cappella posta a corno epistolac è dedicata a S.Antonio Abare e S.Paolo primo eremita rappresentati nel quadro... il cui autore.... fu il Sig. Cav. Rocchetti Veneto, che v iv ev a nel 1720 circa ..." (Freschi 1909) "Dipinto di ignoto emiliano guercinesco ciel sec. XVII. Il santo procede in primo piano a destra tenendo in una mano il bastone e il campanello e nell'altra il libro, su fondo boschivo; dall'altra parte S.Paolo eremita, seminudo con lunga barba bianca, prega inginocchiato sulle rocce e contempla il teschio e il crocefisso..." (documentazione Archivio Parrocchiale 1937).

S.GIUSEPPE COL BAMBINO E I SANTI ANTONIO E MAURO - olio su tela (sec. XVIII).
"S.Giuseppe, S.Mauro, S.Antonio da Padova... sono rappresentati in gruppo in uno stesso quadro dipinto nel 1760 circa dal Sig. Bresciani pittore stimato." (Freschi 1909)

Fonti:
a) Ministero per i Beni culturali e Ambientali Soprintendenza per i beni artistici e storici di Modena e Reggio Emilia
Prot. n. 5342 11/140 (1991)
b) Relazioni della Sig.ra Elisabetta Ghirardini (laboratorio restauro e dipinti) (1994)

N.B. l'autorità della Fonte è tale per cui non vi è ragione di accreditare le discordanti notizie presenti in vari documenti (come quelli del 1909, 1937 e 1941).

 

LE CAMPANE E LA TORRE CAMPANARIAA

Si è detto dei vari restauri cui andò incontro la Chiesa di S.Eulalia dalla fine del 1600 alla fine del 1800. Da questi rimaneva però esclusa la torre campanaria "che era rimasta l'antichissima, e minacciando rovina, fu atterrata e sostituita da quella che si vede presentemente". L'arciprete Freschi nel suo "Inventario" afferma che il vecchio campanile era piuttosto un "torrazzo vecchio basso male configurato" dotato di "tre buone campane ma scordate. In esso vi era pure l'orologio senza quadrante che serviva di pubblico orario".
Ma leggiamo questo "N.B." posto sotto il documento c scritto, sembra da mano diversa: "Considerato pericoloso fu denunziato tale pericolo alla Pretura di Montecchio dalla Fabbriceria c Autorità Comunale e dopo ciò vennero diversi ordini (...) e si convenne nella demolizione e nuova costruzione.
In seduta 20 Dicembre 1902 il Comune deliberò la demolizione incaricando la Giunta comunale di realizzare un nuovo campanile alto c decoroso (...)". L'esecuzione di tale opera si procastinò in mezzo a diversi ricorsi e discussioni, per la scelta del progetto e per l'ubicazione del nuovo campanile (che qualcuno voleva in piazza), fino al 1914.
In quell'anno, stando alla cronaca dell'Arciprete Canonico Lumetti, il Comune "deliberò subito la costruzione della nuova torre secondo il progetto dell'arch. Marchese Cusani Lamberto di Parma".
Fra allora sindaco il Sig. Vittorio Pederzoli.
Ai tempi del Can. Arciprete Lumetti le vecchie campane vennero fuse e passarono da Tre a cinque. Mentre il campanile non fu inaugurato solennemente a causa della Prima Guerra Mondiale, le nuove campane furono consacrate da S.E. Mons. Eduardo Brettoni, Vescovo di
Reggio e Principe, il 2 giugno 1935.
Pochi anni dopo scoppiò il secondo conflitto mondiale. Il metallo delle campane sarebbe così dovuto servire a scopi ben diversi da quelli per cui era stato fuso. Conserviamo alcune lettere che l'Arciprete scrisse al Prefetto di Reggio Emilia e al Ministro degli Interni per evitare la requisizione, che avvenne nel Febbraio 1943, e successivamente la fusione di alcune campane.
Don Lumetti insistette affinché la seconda campana, dal peso di sei quintali e ottenuta con il rame regalato dai parrocchiani, dedicata ai Caduti della grande guerra e riportante scolpiti i nomi dei caduti, venisse salvata. L'impresa riuscì e nel Settembre 1946 la ditta Capanni di Castelnovo Monti restituì quanto precedentemente requisito.
Nel 1994 il Parroco Mons. Franco Ruffini inaugurò tre nuove campane che completano così il concerto parrocchiale e ritmano come un tempo la vita civile e religiosa del paese.

I TESTI DELLE CAMPANE DI S.ILARIO

"Le cinque campane poste da Don Lumetti, presero il posto delle tre vecchie, di nessun valore archeologico e storico, una delle quali era rotta da tempo immemorabile." (Lumetti 1936)
La prima di queste portava la data del 1690; fu dedicata a Cristo Redentore, quando era arciprete D. Giacomo Gonzaga; la seconda e la terza erano state fuse quando era arciprete D. Pietro Macchiavelli; la data era illeggibile.
Tutte queste campane vennero rifuse con altro bronzo e formarono un concerto di 5 campane. Eccone i testi tradotti:

PRIMA CAMPANA: "Nell'anno del Giubileo di nostra Redenzione 1935, essendo Vescovo e Principe di Reggio Emilia S.E. Mons. Eduardo Brettoni; Arciprete Foraneo D. Amedeo Lumetti; Podestà di S. Ilario Dante Bertani, i fedeli di questa Parrocchia di S. Eulalia, vollero onorare la venusta torre col concerto di Sacri Bronzi." (E' dedicata a Cristo Redentore.)
Oltre all'iscrizione principale, la campana porta altre due iscrizioni:
Prima Iscrizione: "Salva, O Cristo, coloro che tu hai redenti".
Seconda iscrizione: "Canto Cristo che nasce, piango Cristo che muore, Canto i trionfi di Cristo che risorge".

SECONDA CAMPANA: è dedicata ai caduti e porta incisi i nomi di tutti i morti nella Grande Guerra della Parrocchia di S.Ilario d'Enza.
Prima iscrizione: "A Dio, in pietoso ricordo dei concittadini morti per la Patria, nella guerra 1915/1918". Seconda iscrizione: "Coloro che un bronzo micidiale uccise con fragore funesto, chiami alla vita il dolce suono di questo bronzo sacro"

TERZA CAMPANA: è dedicata alla Beata Vergine del Carmine.
Prima iscrizione: "A Dio in onore della B.V. del Carmine".
Seconda iscrizione: "A Lei fu data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron-Ave, Ave, Ave o Maria".

QUARTA CAMPANA: dedicata a S.Eulalia e S.Macario.
Prima iscrizione: "A Dio in onore di STulalia e S.Macario".
Seconda iscrizione: "O Casti cori delle Vergini, e voi cui la cita dell'eremo innalzò alle dimore celesti, guidate anche noi a quelle scoli beate".

QUINTA CAMPANA
Prima iscrizione: "A Dio in onore dei Santi Giovanni Bosco ed Eduardo Re".
Seconda iscrizione: "O voi, che avete raggiunto il premio della vostra santa vita, chiamate noi, esuli, alla celeste patria".
Il concerto è stato recentemente completato da tre nuove campane, inaugurate da Mons. Franco Ruffini, in onore della B.V di Lourdes l' 11 febbraio 1995.
Sul retro del bozzetto, disegnato per l'occasione dall'artista Nani Tedeschi, si legge: "Vivissima gratitudine al Sig. Ing. Pietro Molla, consorte della Beata Gianna Beretta Molla, e Figli, per aver onorato l'inaugurazione con la loro gradita presenza".
Al Lion's Club di S.Ilario d'Enza e a tutti i numerosi e generosi benefattori che hanno risposto all'appello della solidarietà".
Ecco i testi tradotti delle nuove campane:

SESTA CAMPANA: "Per esaltare la fedeltà alla vocazione della Beata Gianna Beretta Molla donna sposa e madre, nell'anno Internazionale della Famiglia sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II e l'Episcopato Reggiano di Giovanni Paolo Gibertini o.s.b; il Clero e tutto il popolo santo di Dio in S.Ilario vollero far risuonare questa campana in memoria di Mons. Pietro Margini Arciprete.

SETTIMA CAMPANA: "Al suono di questa campana, dalle profondità dei cuori salga la lode a Te, O Signore, e fondendosi con le preghiere della Chiesa ci ottenga la pienezza dei doni del Tuo Spirito".

OTTAVA CAMPANA: "All'avvicinarsi del Terzo Millennio (lettera apostolica di Giovanni Paolo II PP. XVII di pontificato - 10 Novembre 1994) anche noi esultiamo nello spirito e preghiamo: O Cristo, Re della gloria, Tu verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Accoglici nella tua gloria, con i tuoi santi".

 

SANTA EULALIA vergine e martire, spagnola.

Santi Beati Santi Beati

Nelle sue memorie Storiche l'Arciprete Don Amedeo Lumetti ricorda il Regesto di Onorio III papa con la data del 2 giugno 1220, indirizzata all'Arciprete e Capitolo della Chiesa di S.Eulalia nella Diocesi di Parma: data più che rispettabile per condurci ad affondare nei tempi.
Ancor più lontano ci conduce il nome e la vicenda di Santa Eulalia: la "santa bambina" di circa dodici anni, la santa forse più popolare e più commovente della Spagna il tenero fiore sbocciato a Mérida, nel secolo IV, sotto la persecuzione di Diocleziano.
Custodita dalla famiglia, lontano dalla città ne uscì per presentarsi in quell'inverno davanti al tribunale per pronunciare una sola parola, inequivocabile "credo", ma questa suonava come una bestemmia all'orecchio dei potenti, degni eredi di quelli più antichi che ascoltando Gesù nel tribunale di Gerusalemme dichiararono il capo d'accusa "Ha bestemmiato". L'adolescente spagnola conobbe l'impietosa tortura di ferri, uncini, petto e fianchi mutilati e tormentati, fino a morire asfissiata e dissanguata su un braciere: Santa Eulalia fiore bianco macchiato di rosso: la fortezza dell'amore vero, il sigillo del martirio.
Questa è Santa Eulalia vergine e martire, cantata da Federico Garcia Lorca con questi accenti:
"Nel gemere, la santa bambina spezza il cristallo delle coppe. La ruota affila coltelli e uncini di curva acuta. Un fiotto di vene verdi sboccia dalla sua gola.
Per terra, ormai senza guida - soltanto le sue mani tagliate, che ancora possono incrociarsi in tenue preghiera decapitata".
(da Bargellini, ed. Vallecchi, "Mille Santi del giorno").

Perché Eulalia ha battezzato con la sua santità la Chiesa che sorgeva in Sant'Ilario d'Enza? Adani ci apre una luce attendibile: perché non riconoscere un concreto debito ai pellegrini che recandosi in pellegrinaggi interminabili verso la Spagna, attirati da Santiago di Compostela percorrevano la Via Emilia sopportando digiuni, malanni e stenti, trovavano conforto negli innumerevoli xenodochi, che costellavano gli itinerari penitenziali; tra questi lo xenodochio di Calerno (XII sec.) con annessa Chiesa di S.Lorenzo insieme all'altro, ricordato nelle Memorie di Lumetti "S.Giacomo del ponte dell'Enza" (ora "al Moro").