ORATORIO
SAN ROCCO
"Hace
igitur subito nova clades nova pestilitasque aut in aquas cadit aut fruges persidit
in ipsas aut alios hominum pastus pecudumque cibatus, aut etiam suspensa manet
vis aere in ipso et, cum spirantes mixtas hine ducimus auras, illa quoque in
corpus pariter sorbere necessit.
Consimili ratione venit bubus quoque sacpe pestilitas et iam pigris balantibus
aegror".
(Ed ecco una strage improvvisa, la peste cadere nelle fonti, impregnare le biade,
posarsi sui cibi degli uomini, sui pasti dei greggi, o restare sospesa nell'aria
ed entrare così mortale, insieme al respiro, nel corpo.
Similmente la peste colpisce le mandrie dei buoi c ancora le pecore lente).
(D.R.N. VI, 1125-1132)
funestos reddidit
agros/
vastavitque vias, exhausit civibus urbem
(...funestò i campi, devastò le vie, fece deserte le case degli
uomini)
(D.R.N. VI, 1139-1140)
Nec poterat quisquam
reperiri, quem neque morbus nec mors nee luctus temtaret tempore tali
(Non si poteva trovare nessuno che morbo, morte o lutto non assalissero in quel
tempo)
(D.R.N. VI, 1285-1286)
L'allitterazione
di Lucrezio sembra ripetere gli ultimi battiti del cuore di un malato ormai
prossimo alla morte, il gelido tremare dei denti di un febbricitante in agonia.
Nel 1631 a S.Ilario scoppiò un'epidemia di colera.
"A motivo della strage funesta cagionata dal contagio, gli abitanti, o
sia il comune di S.Ilario fecero voto di edificare un Oratorio a titolo e ad
onore ali S.Rocco, affine di essere preservati per intercessione di questo santo,
da sì fatale disgrazia.
Fu eseguito il voto, ed a opera dello stesso Comune fu edificato tal Oratorio
in luogo detto "La Ghiara" ove trovavansi sotterrati moltissimi cadaveri
di quei che morirono pel morbo contagioso."
(da: Cenci don Francesco 1778 - doc. Archivio Parrocchiale)
I morti in quell'anno furono circa un centinaio.
L'edificio, di
semplice fattura, sorse per volontà dei fedeli e del comune, ed è
di ragione pubblica. Nel 1932 "il Comune vendette l'appezzamento di terra
(dell'area cimiteriale n.d.r.) al Sig. Guido Zatti, proprietario del podere
attiguo."
(da: Lumetti don A. 1936)
Fino agli anni
'50 del cimitero rimanevano due clementi: la grande croce in legno e un'alta
mura, in mattoni, poste nel lato nord dell'Oratorio.
L'Oratorio
ha dato il suo nome alla località in cui sorge. E' stato restaurato carie
volte (nel 1876 la spesa ammontava a Lire 12,50) e per molto tempo dal 1804
è stata concessa l'Indulgenza Plenaria a tutti coloro di ambo i sessi
(omnibus utriusque sexus) che il 16 di agosto, dai primi Vespri della sera precedente
al tramonto del giorno successivo (usque ad occasum solis) si fossero confessati,
fatto penitenza, la comunione e visitato la Chiesa o lo stesso Oratorio.
Si legge nella visita Castelli (1578-1579) "Adest fenestra (...) ubi est
capsa pro eligenda elemosina tam pecuniarum quam frementi et omnium aliorum
frugum".
Le due finestrelle
tuttora presenti nella facciata servivano quindi ad esporre offerte ed elemosine;
l'Oratorio fu quindi luogo di sincera pietà popolare e di devozione.
Nel giorno di S.Rocco,
il 16 di Agosto, il Parroco di S.Eulalia vi celebra ancor oggi la Santa Messa;
sono invece ormai scomparse le antiche usanze della festa, del ballo e del canto
che accompagnavano la serata e richiamavano gente dalle località vicine,
sono state riscoperte negli ultimi anni.
Nell'inventario
del Freschi leggiamo: "Questo Oratorio molto angusto trovasi in cattivo
stato massime nel tetto dal quale nei giorni piovosi penetra l'acqua ovunque
(1909).
L'Oratorio è
stato oggetto di un importante intervento di restauro conservativo ad opera
dello studio di architettura Borghi e Calestani, eseguito grazie all'iniziativa
e all'impegno della Parrocchia, col generoso concorso della popolazione e del
Comune.
SAN ROCCO
Nato in Francia,
recita la tradizione, verso l'anno 1300, precisamente a Montpellier, giovanissimo
fu pellegrino verso la tomba degli Apostoli a Roma: si imbattè nella
peste che dilagava in tutta Europa, mentre passava per Acquapendente qui si
dedicò con fervore eroico alla cura degli appestati. Le città
che lo videro pellegrino ,Roma, Cesena, Novara, furono palestra della sua inesauribile
carità, fino a soccombere egli stesso, vittima del morbo, contratto in
Piacenza. Qui si ritirò in riva al Po, dove un cane randagio (che appare
immancabilmente nelle raffigurazioni del Santo) gli portava ogni giorno uno
scarso pasto improvvisato. Riprese le forze, rientrò nella sua Montpellier,
che non lo riconobbe e dove anzi venne scambiato per una spia e dimenticato
in carcere, per cinque anni, e vi mori il 5 agosto giorno dell'Assunta del 1327,
quindi circa ventisettenne. La tradizione vuole che il corpo venisse trasportato
a Venezia, dove la devozione e l'arte si unirono per esaltarne la santità.
Nella Chiesa a lui intitolata e nell'annessa "Scuola di S.Rocco",
dove il Tintoretto nel '500 dipinse le sue più suggestive e frementi
tele.
Il suo impegno e la sua triste fine ci spiegano il perché dell'intitolazione
al nostro oratorio, edificato proprio per invocare la fine dell'epidemia.
Nell'Oratorio la Parrocchia celebra con solennità la Festa di S.Rocco
il 16 agosto, il S.Rosario, le sere del mese di Maggio, e allestisce un apprezzato
Presepe artigianale natalizio.
E' degno di nota osservare che nella Diocesi di Reggio-Guastalla esistono ben
sette Parrocchie che hanno come "Titolare S.ROCCO: Acquabona (1543), Caprara,
Casalino, Gazzolo, Piagnolo, S.Rocco (1574), Villarotta (1609); mentre altre
otto Parrocchie hanno sul territorio un Oratorio dedicato al Santo: Ligonchio,
Massa di Toano, Montecavolo, Montericco, S.Martino in Rio, Correggio (1500),
S.Romano di Baiso, Sologno e naturalmente Sant'Ilario!